di Ilenia Amati
In questi giorni molti genitori mi hanno chiesto come intervenire con i bimbi di 7-10 anni che manifestano un comportamento agitato nel momento in cui, dopo circa 70 giorni di reclusione, è stata data loro la possibilità di uscire oltre il cortile di casa. I bambini hanno accusato molto in questo periodo di emergenza sanitaria. Molti di loro apparentemente tranquilli hanno manifestato stati di insonnia o risvegli frequenti durante il riposo notturno, altri, atteggiamenti di aggressività o insofferenza. Situazioni che da adulti pensavamo risolvibili con un “finalmente domani potremo uscire a fare una passeggiata”. Ma come sempre, quando si parla di bambini, questa frase ha provocato in molti di loro ancora più ansia e paura.
I bambini hanno bisogno di gradualità e preparazione rispetto ai cambiamenti, soprattutto dopo una lunga routine (come la quarantena). La paura è uno dei problemi più gravi che il bambino vive (già a partire dai 7 mesi di vita); spesso questa viene, in maniera inconsapevole, provocata o accentuata dagli adulti. Di seguito qualche pillola pedagogica per cercare di tranquillizzare il bambino e di fargli vivere il reinserimento sociale in maniera soft:
– Non provochiamo la paura. Non esasperiamo ad esempio l’utilizzo delle mascherine o il rimando ossessivo al lavaggio delle mani. Non ricerchiamo il virus intorno a noi. Il bambino prende molto sul serio quello che gli diciamo e facciamo. Si allo stare attenti ma con naturalezza. Se non siamo tranquilli noi di uscire il bambino percepirà la stessa inquietudine: meglio restare in casa.
– Non costringiamolo ad essere coraggioso. Non forziamo il bambino a seguirci in un supermercato o in un negozio se non si sente pronto ad entrare; non forziamolo ad incontrare gli amici se preferisce di no. Cerchiamo con gradualità di farlo tornare alla vita sociale. Piccoli passi, quotidiani.
– Aiutiamolo a superare la paura. Diamo strumenti (libri) affinché nostro figlio possa spiegarci quello che vive (attraverso magari il disegno o la scrittura). Favoriamo le esperienze e le conoscenze del bambino a sua misura, non facciamoci percepire come apprensivi e ansiosi: siamo noi che dobbiamo tranquillizzare il bambino.
Dimostriamo che con l’utilizzo corretto delle precauzioni non c’è nulla da temere: salutiamo (a distanza) il vicino di casa, sorridiamo al passante (anche se è senza mascherina), andiamo a casa dei nonni: il bambino tenderà ad imitarci.
Se vogliamo che nostro figlio abbia fiducia in sé non facciamogli vivere inutili ansie. Comportiamoci con lui come se il virus non ci facesse più paura e che sappiamo come arginarlo: solo così anche nostro figlio sarà libero di camminare per strada “indossando la mascherina” del coraggio.