Nelle scorse settimane sono state presentate, dalla  Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti e il Presidente di UNI – Ente Italiano di Normazione, le Linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere che prevede l’adozione di specifici KPI (Key Performance Indicator – Indicatori chiave di prestazione) inerenti alle Politiche di parità di genere nelle organizzazioni (UNI/PdR 125:2022). 

Si tratta di una vera e propria “certificazione di genere” prevista dal PNRR, con l’obiettivo di contribuire a ridurre il divario di genere nell’ambito lavorativo. Il principio di partenza è dimostrare che conviene investire nel lavoro femminile, del resto sia il Millennium Development Goals (MDGs) delle Nazione Unite, che l’Agenda 2030 ne prevedono l’attuazione. È acclarato, del resto, che la parità di genere favorisce lo sviluppo di un Paese e contribuisce alla formazione di PIL e alla crescita economica di un Paese. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, se le lavoratrici fossero numericamente pari ai lavoratori, in Italia il PIL aumenterebbe dell’11%.

Naturalmente si sono individuati degli indicatori – KPI – raggruppati in 6 aree di valutazione che consentono di misurare l’attuazione di tali obiettivi. Le variabili che contraddistinguono un’organizzazione inclusiva e rispettosa della parità di genere sono infatti:

  • cultura e strategia;
  • governance;
  • processi HR;
  • opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda;
  • equità remunerativa per genere;
  • tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

Il monitoraggio per misurare il grado di maturità dell’organizzazione sarà a cadenza annuale con verifica ogni due anni, per dare evidenza del miglioramento ottenuto grazie alla varietà degli interventi messi in atto o delle correzioni attivate.

Le aziende sono incoraggiate a diventare “virtuose” grazie alla possibilità di accedere ad un esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, nel limite dell’1% e di 50.000 euro annui.  Alle aziende private che siano in possesso della certificazione della parità di genere la norma riconosce anche un punteggio premiale per la valutazione della concessione di aiuti di stato, bandi di gara e/o finanziamenti pubblici in genere.

Ma l’azione in tal senso è ancora più articolata, anche grazie alle novità introdotte dalla Legge di bilancio 2022, come la decontribuzione per il rientro dalla maternità, il congedo strutturale di paternità oppure il Piano Strategico nazionale per la parità di genere, dalle misure contenute nel Family Act, a partire dall’Assegno Unico e Universale, e dal PNRR che destina risorse nell’ambito dell’incremento e potenziamento dell’offerta dei servizi socio-educativi 0-6, nei servizi di prossimità e di cura, oltre all’istituzione di un fondo impresa donne per sostenere l’imprenditorialità femminile. Un importante contributo potrà derivare dalla imminente approvazione da parte del Ministero del Lavoro del decreto legislativo che attuerà la direttiva europea del 2019 relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare nella quale si rafforza e si rende più flessibile il sistema dei congedi.

Per approfondire l’argomento:

https://www.secondowelfare.it/parti-sociali/sindacati/la-parita-passa-anche-dalla-contrattazione-generativa/

https://famiglia.governo.it/it/politiche-e-attivita/comunicazione/notizie/family-act-approvato-in-via-definitiva/