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di Sofia Sabatino, collaboratrice parlamentare

Ce l’abbiamo fatta! Congedo di paternità approvato”.

Questo l’sms che mi è arrivato, giovedì scorso, da Titti Di Salvo, Vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera dei Deputati, dopo diversi giorni di trepidante attesa.

Lavoro per Titti da inizio legislatura e ogni anno, per l’approvazione delle legge di stabilità (che da quest’anno si chiama di bilancio), il quadro è sempre lo stesso: un lungo presidio della commissione bilancio che sentenzierà sulle sorti degli emendamenti che abbiamo presentato.

Quest’anno è durato due giorni e una notte. Uno degli obiettivi: far passare l’emendamento che porta a cinque i giorni di congedo di paternità obbligatori.

L’emendamento è stato approvato ma con alcune modifiche: abbiamo ottenuto 2 giorni di congedo obbligatorio riservato ai papà per il 2017 e 4 per il 2018, a cui si somma 1 ulteriore giorno di congedo facoltativo in sostituzione alla madre, fruibili nei primi 5 mesi di vita del bambino.

La cosa positiva è che finalmente non dovremo sempre ripartire da zero: la presenza di una programmazione per il 2018 fa si che la norma abbia un respiro stabile e di lungo periodo, e soprattutto che, già dal prossimo anno, la discussione potrà ripartire dall’auspicabile ulteriore aumento del numero dei giorni e non, come è avvenuto fino ad ora, dal confermare o meno la presenza di un congedo riservato ai papà.

La cosa negativa è che siamo ancora lontani dall’obiettivo contenuto nella proposta di legge a prima firma Titti Di Salvo e Valeria Fedeli (N.3376) che punta ad ottenere 15 giorni di congedo di paternità obbligatorio, remunerato al 100%, da utilizzare nei 30 giorni successivi alla nascita.

Una proposta ambiziosa che prende spunto dagli esempi virtuosi che arrivano dall’Europa: fare della condivisione delle responsabilità genitoriali una priorità vuol dire non considerare più soltanto la madre responsabile del lavoro di cura dei più piccoli, ma vedere la genitorialità come un lavoro di squadra a cui ad eguali responsabilità corrispondono eguali diritti.

Non si tratta più soltanto di capire come conciliare la vita familiare e lavorativa delle mamme che fanno fatica a tenere tutto insieme, ma come suddividere questo lavoro più equamente all’interno della famiglia e allo stesso tempo lanciare un messaggio forte ad un mondo del lavoro ancora troppo restio a riconoscere e a non discriminare le responsabilità genitoriali“.

Una novità per il nostro Paese che fino ad un paio di anni fa non prevedeva alcuna forma di congedo di paternità.

I dati Istat ci dicono che la presenza dei papà nella vita familiare, soprattutto nelle famiglie più giovani, è in aumento. Un dato che la politica dovrebbe cogliere positivamente e incentivare. Purtroppo però la sensazione che si ha all’interno del “palazzo” è che questa non sia ancora una priorità: le misure, a mio avviso positive, per le famiglie e per il sostegno al costo dei figli presenti in questa legge di bilancio non sono poche ma, come per il congedo di paternità, la scarsità di risorse ne inficia un po’ i buoni propositi.

L’aumento dell’occupazione femminile come leva della crescita e del benessere del Paese è il tema prediletto di molti convegni, ma fatica poi a trovare un appoggio ampio quando si trasforma in misure concrete per cui sono necessarie risorse consistenti (ad esempio ogni giorno obbligatorio di congedo costa 10 milioni, mentre quello facoltativo 1,3).

Sul congedo di paternità pesa poi una doppia discriminazione: si fa fatica a realizzare che per aiutare le mamme, incentivare le nascite e aumentare l’occupazione si debba tirare in causa gli uomini o meglio i papà.

“E quindi…viva la campagna #cosavoglionoipapà e #chisonoipapà a cui anche NETural Family prende parte! Se ne sentiva il bisogno.”

Chissà che proprio grazie a questo movimento d’opinione che chiama in causa i papà non si riesca ad ottenere qualcosa di più e a fare questo passo avanti di civiltà. Noi ci crediamo!

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