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Ho sempre pensato che fare il genitore potesse essere la cosa più semplice al mondo, con un “no”, o un “si”, o un “vai in camera tua” si potesse avere il potere di gestire il tutto, in maniera semplice e sbrigativa.

E invece no. Farlo è una cosa, esserlo è un’altra. Desiderarlo invece è ancora un’altra cosa.

Ecco appunto, il desiderio. Un conto è desiderare di diventare genitori a 19 anni, quando si fantastica sul futuro, un conto è essere consapevoli di poterlo davvero diventare, con qualche anno in più sulle spalle, con qualche chicco di maturità nella zucca, e forse, qualche soldino che tintinna nella tasca, ma se dovessimo aspettare la stabilità economica qui in Italia non metteremo su mai famiglia e non vivremmo mai la bellezza di essere genitori.

Sono Giovanni Abbaticchio, ho 32 anni e sono padre di un figlio di due di nome Ludovico, e sposato con Annarita da tre anni, ma ci amiamo da dodici.

Sono autore e videomaker, scrivo, dirigo e monto video, sono laureato in Pedagogia Generale presso l’Università di Bari, e una passione sfrenata per la media-education.

Da quando è arrivato Ludovico, la mia vita non è cambiata, è semplicemente migliorata, spesso con Annarita quando lo osserviamo mentre dorme ci chiediamo: “ma come abbiamo fatto a vivere tutto questo tempo senza di lui?”. Guardarlo e ammirarlo durante il sonno credo sia diventato il mio hobby preferito, è una meraviglia, paragonabile al Louvre intero. Anzi meglio, che dico meglio, superiore.

Mio suocero mi racconta spesso che suo padre lo baciava nel sonno, perché così crescevano meglio. Beh, a mio parere, non c’è nulla di più sbagliato, i figli vanno baciati, coccolati e accarezzati ogni volta che si può e che ci va. E per fortuna, questo, mio suocero lo sa, e la regola di famiglia è stata trasgredita.

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Il rapporto con mio figlio, nell’ultimo anno, è cambiato totalmente. Prima se c’ero o non c’ero, per lui era la stessa cosa, mi ha chiamato Mamma fino al giorno del mio onomastico ma solo quando gli andava, il 24 giugno scorso mi ha fatto un regalo chiamandomi…Babbo. Ho pianto. Mamma quanto ho pianto, di gioia. Ormai ci siamo messi a fuoco per bene, ci conosciamo, ci sorprendiamo, ci amiamo, ogni giorno, attraverso il gioco e la quotidianità. Vivo molto la casa e amo essere coinvolto nella gestione familiare e nelle faccende casalinghe, non mi tiro di certo indietro, ma detto tra noi, non disprezzo il divano e una bella partita di calcio con birra e pizza in solitaria. Oggi io e Ludovico abbiamo un rapporto, vero, autentico, ci scontriamo, discutiamo, parliamo, ragioniamo e giochiamo un sacco. Alle volte sono un po’ severo, altrimenti mi mette i piedi in testa, e faccio la voce grossa. Devo dire che ora basta uno sguardo e mi capisce al volo e questo mi aiuta tanto, e aiuta anche lui.

Ludovico è un testardo, segno toro, è deciso, sa ciò che vuole e come può ottenerlo, sa cosa può ottenere dalla mamma e quello che può ottenere da me. La mattina prima di accompagnarlo all’asilo invento canzoncine e storielle da raccontargli per convincerlo a lavarsi e a vestirsi e alle volte funziona, altre invece falliscono. Ma il più delle volte hanno il loro effetto.

L’asilo, dicevo. Galeotta fu quell’esperienza, quell’avventura che mi ha portato ad avere un’intuizione, una voglia matta di mettermi in gioco e raccontarmi senza nessuna inibizione e nessun pudore.

Tutto è nato durante l’inserimento. Dopo che mia moglie ha seguito la prima parte, a me è toccata la seconda, la più dolorosa, la più straziante. Il protagonista principale? Il distacco.

È toccato a me tagliare per la prima volta il cordone ombelicale, Ludovico piangeva perché non voleva che me ne andassi via ed io che esternamente gli trasmettevo tranquillità e serenità con un “dai amore ti divertirai tanto, gioca”, ma dentro di me era in atto la terza guerra mondiale. Volevo riprendermi il bambino e riportarlo a casa. Tra me e mio figlio però c’era di mezzo la maestra, che educatamente e con polso duro mi ha invitato ad andare via.

In preda ad un calderone di sentimenti contrastanti, ho deciso che questo mix di emozioni dovevo esternarlo, raccontarlo, incanalando i sentimenti in una figura, in una specie di super-eroe paterno, protettore di tutte le emozioni che un padre, un genitore, può vivere e provare.

Mi sono fatto coraggio, ho impostato la modalità video del mio I-Phone e ho iniziato a raccontare tutto.

E qui nasce The Walking DAD (non tutti i padri sono zombie), il mio progetto “social(e) dedicato ai papà.

A seguire sono nati vlog, foto e aneddoti dedicati a stereotipi che vedono protagonisti noi padri alle prese con figli, mogli, suoceri, genitori, amici e faccende quotidiane.Trovate tutto sulla mia pagina Fb, sul sito e su Youtube. Vi consiglio di vedere i video, sicuramente vi ritroverete.

 

Ho pensato che non c’è cosa più bella che raccontare le mie emozioni attraverso video, racconti, foto e altro, ma non solo, voglio esagerare, ho l’obiettivo di diventare il megafono di questa “categoria”.

The Walking DAD nasce per raccontare i sentimenti di un padre alle prese con la crescita del proprio figlio.

 

Voglio affrontare, più in là, tematiche inerenti a questa sfera poco trattata e poco tutelata. Un appuntamento frivolo, ironico e riflessivo sulla bellezza di essere genitori, di essere padri attraverso vlog e video-racconti.

The Walking DAD è un contenitore di pensieri ed emozioni, sogno fortemente che diventi un luogo dove i padri si possano confrontare, così come fanno egregiamente le mamme, dove si possano affrontare tematiche importanti e delicate come: la separazione, la paternità responsabile, i diritti dei padri, le unioni civili, le adozioni, la morte, le separazioni, le scelte, sempre con leggerezza ed intelligenza.

È una sfida sociale ostica e complicata, perché gli uomini sono allergici a questo tipo d’iniziative e confronti, ma sono sicuro che con il tempo e con il giusto spirito, il progetto può raggiungere obiettivi importanti.

Se vi va di seguire le mie avventure mi trovate su: www.thewalkingdad.it

FB: @thewalkingdadstory

Instagram: @thewalkingdadstory

Mail: thewalkingdadmail@gmail.com

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